Archeologia a Gela
2. Grotticelle
Aree di localizzazione dei siti archeologici di epoca protostorica, greca e romana
2. Grotticelle
Tra le località d’interesse
storico e archeologico poco note nel territorio di Gela, merita particolare
attenzione la zona di Grotticelle, a circa otto chilometri dalla città, dove su
un grosso sperone roccioso esiste un sito protostorico da cui successivamente é
stato ricavato un com-plesso catacombale paleo-cristiano. Esso si sviluppa con
cunicoli e loculi, disposti quasi ra-dialmente attorno ad uno spazio centrale,
mentre la parte meridionale risulta più limitata con cunicoli costituiti da
brevi cellette.
Il complesso catacombale di Grotticelle, scoperto nei primi del Novecento da
Paolo Orsi (16), si trova nel cuore di quel fertile territorio a Oriente della
Piana, nella quale si è identificata la Plaga Calvisiana.
Per visitare l'area contattare il Museo di Gela o la Soprintendenza di Caltanissetta
IL CASTELLUCCIO
A sette chilometri da Gela, in contrada Cucinella-Spadaro, distante qualche chilometro dalla statale per Catania,
si erge su uno sperone di roccia gessosa una costruzione fortificata a
cielo aperto con due torri terminali, denominata Castelluccio; incerto è
il periodo della sua edificazione, sembra però accertato che risalga al
XIII secolo e quindi al periodo federiciano. Di pianta rettangolare e di
quasi perfetta simmetria (misura m.30 X 11 X 12), l’edificio è costituito
da un piano terra, che prende luce da diverse feritoie e da alcune
finestre, e dai resti di un piano superiore. L’interno in origine era
diviso da cinque archi ogivali, disposti trasversalmente, finalizzati a
sostenere la copertura; la torre di ovest, che conteneva la cisterna in
cui si raccoglieva l’acqua piovana, difendeva l’ingresso situato su un
piano più basso rispetto a quello dell’edificio; tale ingresso conserva
ancora sul pavimento un foro, su cui girava il cardine del portone, e
sulla parete una canaletta per l’inserimento di una trave di chiusura.
Il restauro dell’edificio ha comportato, tra l’altro, la costruzione ex
novo di una porzione di parete, crollata a causa di un cedimento
strutturale (contrariamente a quanto è stato scritto e cioè che il crollo
fu causato da un bombardamento navale degli Alleati nel 1943), mentre
du-rante gli scavi, effettuati dalla Soprintendenza dal febbraio del 1987,
si sono evidenziate di-verse fasi di vita e una serie di profonde
trasformazioni architettoniche (notevole è la presen-za nella parete
meridionale di un camino con colonnine trecentesche alla base) di cui
l’ultima, che doveva trasformare il castello in palazzo e che è rimasta
incompleta, è rilevabile dalla sopraelevazione dei muri perimetrali e
dalla centinatura dell’arco interposto tra la quarta e quinta divisione.
Interessanti, infine, sono risultati i vetri, i bronzi, i ferri e i resti
dei manufatti ceramici, databili tra la fine del XIV e la prima metà del
XV secolo, rinvenuti nelle varie campagne di scavo nell’area del
castelluccio.
Nel XIII secolo il fortilizio, con le vicine terre, fu dato in feudo ad
Anselmo Moach di Modica e ai suoi eredi fino al 1364; durante il regno di
Martino d’Aragona l’edificio e le terre passaro-no a Ruggero Impanella il
quale nel 1422 li vendette a Simon de Carella coppiere regio.
Successivamente castello e terre vennero in possesso al patrimonio degli
Aragona Cortes di Terranova e poi ai Pignatelli prima di finire al
demanio.
Nel 1993 il Castelluccio è stato riaperto alla pubblica fruizione, ma solo
per qualche anno. Intanto nel 2004, alla base delle mura perimetrali, è
stato realizzato un impianto di illumina-zione esterna.
Da diversi anni il Castelluccio non è fruibile, sia per mancanza di
personale, sia soprattutto per una feroce azione vandalica perpetrata
negli anni a suo danno.