Archeologia a Gela
3. DISUERI
Aree di localizzazione dei siti archeologici di epoca protostorica, greca e romana
3. Necropoli di Disueri
Per visitare l'area archeologica e la diga contattare il Consorzio di Bonifica oppure chiedere con cortesia (ma senza insistere) ai custodi.
Già prima
che sulle coste orientali e meridionali della Sicilia si riversasse la
colonizzazione ellenica, il territorio attorno all’odierna Gela era
densamente abitato da gruppi di popolazione indigena, vivente in stadi
progressivamente evoluti di civiltà, che traevano dalla pastorizia e dalla
fertilità del suolo gli elementi della loro vitalità e del loro sviluppo.
Più fittamente abitato ci appare il territorio di Gela fin dalla prima Età
del Bronzo (2000 anni a.C.), quando le culture isolane sembrano
raggiungere un loro più saldo assestamento. Di esse abbiamo tracce
dappertutto; da Molino a Vento a Piano Notaro (cultura di S. Cono), da
Manfria a Desusino e in tutte le alture a nord dell’entroterra gelese. E
proprio tra queste alture dove si snoda il fiume Gela che si costituì un
aggregato di diversi abitati costituenti un unico organismo militare e
politico, ovvero il centro protostorico della tarda Età del Bronzo del
Disueri, non soltanto il più notevole di questi luoghi, ma addirittura tra
i più vasti e popolosi della Sicilia, secondo solo a Pantalica.
Il sistema di monti, posti a diverse centinaia di metri sul livello del
mare, cui la misteriosa civiltà protostorica del Disueri si appoggiava, è
molto complesso. Si va a nord dal monte Gibi-liscemi (m.513), a forma di
piramide schiacciata, a sud-ovest verso monte Disueri (m.466), che si
eleva come un cono tagliato, e sul lato di Occidente versol monte
Canalotto (m.310) lungo delle rupi frastagliate a sinistra del fiume Gela
per continuare dopo tra monte Maio (m.135), a forma di isolotto conico, e
lo sperone roccioso della Fastucheria.
Come nei villaggi dei Sìcani, che avevano tempo prima costellato la
Pianura del Gela, an-che qui i vari agglomerati abitativi erano fatti di
capanne a pianta generalmente circolare. Purtroppo ancora nulla si conosce
come esperienza diretta di questi villaggi, dal momento che le ricerche
archeologiche si sono indirizzate alle necropoli che furono cavate con
meravigliosa industria sui fianchi e sulle balze delle diverse alture in
corrispondenza dei villaggi che ne occupavano la sommità. Fino ad oggi le
tombe esplorate si aggirano attorno alle due mila contro altre migliaia
che ancora risultano non censite. I reperti trovati fino ad oggi dentro le
tombe a colombaia scavate nella roccia sono costituiti soprattutto da
ceramica a superficie rossa traslucida e da oggetti in metallo come
fibule, spade, rasoi, ecc.
Nel 1997, nei pressi del nuovo invaso, sono venute alla luce i resti di un
importante complesso abitativo di epoca protostorica, tuttora (da mezzo
secolo) in fase di
scavo (minchiata del secolo).