Degrado dell'area archeologica
di Contrada Bitalemi a est del Petrolchimico
Ad est del fiume Gela, nelle immediate vicinanze della sua foce, esiste una collinetta denominata Bitalemi (dal nome corrotto della vicina chiesuola di Betlemme che fino al XVII secolo era suffraganea della vicina Abbazia di Terrana) su cui a partire dal VII sec. a.C. e fino al medioevo si sono insediate diverse popolazioni. In epoca arcaica, fino alla fine del V sec. a.C., fu sede di un santuario greco dedicato al culto delle divinità ctonie Demetra e kore con piccoli edifici dalle fondazioni di pietrame a secco; a questa fase appartengono migliaia d’ex voto quali vasi acromi e dipinti, anfore, coltelli e strumenti di ferro che in parte erano collocati capovolti entro lo strato di sabbia in relazione al carattere sotterraneo della divinità.
Nel periodo romano d’Età Imperiale (I-IV sec. d.C.) il sito fu occupato da una fattoria (impiantata direttamente sui ruderi del santuario greco) che, in relazione a ritrovamenti di tegole con timbri "CALVI...", faceva parte del latifondo di Calvisiana. Infine, nello strato superficiale della collina sono stati ritrovati resti di una chiesa e di una necropoli risalenti all’età di Federico III; lo scavo della necropoli ha evidenziato tra l’altro anche una grande fossa comune con numerosi scheletri ben conservati e con tracce di calce viva su di essi, il che li farebbe collegare alla disastrosa peste del 1348.
Da qualche decennio a questa parte la recinzione in ferro dell'area di Bitalemi è stata smontata e trafugata; inoltre nell'area sono stati effettuati scavi clandestini di cui rimangono evidenti tracce. Gli ultimi scavi risalgono agli anni '80. Da tempo l'area è priva di vigilanza e ridotta ad una discarica abusiva.
Il santuario di Demètra thesmophòros
in località Bitalemi
Sulla collinetta di Bitalemi, alla foce del fiume Gela, sorse nel VII secolo
a.C. un santuario greco di Demetra Thesmophoros, dea dell’agricoltura e del-la
fertilità. Lo scavo di questo santuario, condotto da Piero Orlandini dal 1964 al
1967, ha messo in luce i resti del santuario e chiarito le vicende storiche del
sito.
Nello strato più profondo (640/540 circa a.C.) sono state rinvenute, sepolte
ritualmente nella sabbia, migliaia di offerte votive (vasi, statuette, bronzi,
strumenti agricoli) sepolte dalle donne che partecipavano alle feste in onore di
Demetra (le Tesmoforìe), accanto ai resti di sacelli in mattoni crudi. In una
fase successiva (530-480 a.C.) sopra questo strato furono costruiti nuovi
sa-celli accanto ai quali erano collocati depositi votivi di vasi e statuette.
Nel 480 circa a.C. il santuario fu ristrutturato con nuovi edifici sacri in
blocchi di arena-ria, dentro i quali si rinvennero statuette della divinità, di
donne offerenti e con bambini, e vasi con dediche a demetra Thesmophòros. Nel
405 a.C. il santuario fu radicalmente distrutto, come tutta Gela, dagli
eserciti cartaginesi e il luogo di culto fu abbandonato. Sulle sue rovine fu
costruita, in età imperiale romana (I-IV sec. d.C.), una fattoria che
apparteneva al latifondo di Calvisia-na.
Dopo la fondazione, da parte di Federico II, della città di Eraclea sul sito
dell’antica Gela (1233), sulla collina di Bitalemi sorse una chiesetta medievale
dedicata alla Madonna di Betlemme, con accanto numerose sepolture con ceramica
medievale e monete di Federico III di Aragona.
Il culto e il pellegrinaggio delle donne di Gela alla cappella della Madonna di
Bitalemi conservano ancora oggi evidenti reminiscenze dell’antico culto greco di
Demetra.
Planimetria del Santuario ctonio di Bitalemi |
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