CARTOLINE DI GELA

Il più antico panorama di Terranova

Questa illustrazione della Villa Comunale, che si riferisce a una fotografia scattata da Girolamo Guglielmino, è la veduta panoramica di Terranova più antica che ci sia fino a oggi; essa infatti risale al 1890 circa e fa vedere alcuni interessanti particolari che lo scrivente mette in rilievo con frecce e didascalie. Lo schema della Villa è quello originale.

VILLA COMUNALE, LUOGO DELL’INTRAMONTABILE MEMORIA

Oggi desidero presentare la storia della Villa comunale, il bel giardino pubblico vanto e decoro di Gela dei decenni passati, oggi un po’ scaduta e non affollata come lo era una volta. Dopo la soppressione e la confisca dei beni religiosi in tutto il territorio nazionale nel 1866, il nostro Comune entrò in possesso di molti beni immobili appartenuti ai vari ordini religiosi che si tro­vavano allora a Gela, tra essi l'orto-giardino dei PP. Cappuccini che successivamente fu trasformato in villa comunale su progetto dell’Ing. Emanuele Labiso ed aperta al pubblico nel 1878.  Il luogo della villa comunale anticamente fu sede di frequentazioni di popolazioni sicule, mentre in periodo greco fu utilizzato come necropoli, la città dei morti, e lo dimostrano i reperti archeologici ritrovati come suppellettili e utensìli fatti di materiale siliceo e vasi di corredo funerario di tombe dei nostri antichi progenitori Geloi. Erano i bei tempi del dopo l'Unità d'Italia e questa villa ricreò lo spirito dei gelesi lieti di respirare l'aria salubre di questo bel giardino, un’oasi di pace e di verde con dovizia di fiori dai colori più vari e con i gorgheggi deliziosi degli uccelli. La Villa comunale era il più importante luogo di ritrovo di Gela; la domenica in particolare i suoi viali erano gremiti da una moltitudine di persone, maggiormente quando erano in corso dei concerti. La villa era molto bella specialmente nella parte meridionale dove fino a qualche decennio fa esisteva una palma che aveva resistito alle bufere per quasi un secolo e dove si poteva ammirare tutto il litorale, dal fiume Gela al Caricatore con i tre stabilimenti balneari “Lido Gela”, “Lido Elios” e “Lido Mondarino” che di sera al chiaro di luna si stagliavano nel buio. Nelle notti, inoltre, si riusciva ad assistere ad uno spettacolo suggestivo e indescrivibile, era quello che si presentava sul mare quando uscivano i pescatori di Gela e della vicina Licata con le lampare che con mille riflessi sull’acqua riempivano quasi tutto il golfo a perdita d’occhio, sembrava una città spuntata dalla calma dell’immensa distesa marina. Spesso dal mare arrivava un soave profumo di alghe che si mescolava a quello dei fiori e degli alberi creando effetti che ricreavano lo spirito (Testo del Prof. Giuseppe Blanco). Sicuramente in tutt’Italia non esiste una città che non abbia dedicato all'eroe «Dei due Mondi» una via o una villa o magari un'associazione oppure un teatro.  Qui a Gela, che nei tempi passati «non è stata mai seconda a nessuna» per spirito patriottico, a Giuseppe Garibaldi furono intitolati un teatro, un'associazione, una via e la villa comunale e ciò avvenne subito dopo la sua scomparsa nel 1882, quando la Giunta municipale di Gela sotto la presidenza del Sindaco Cav. Uff. Michelangelo Cannizzo deliberò per unanime acclamazione la proposta di intitolare la villa all’Eroe ancora fresco di gloria dopo la sua grande impresa del Risorgimento e di erigergli anche un busto marmoreo. La villa comunale di Gela fu per più di 50 anni un luogo d'élite. I contadini si guardavano bene dal frequentarla specie la domenica, e durante i concerti festivi, essi ascoltavano la musica in piedi dai parapetti del corso beandosi, ma in lontananza, delle melodie dei grandi autori dell'opera lirica.  Molti nostri concittadini allora assistevano ai concerti della banda musicale che si tenevano il giovedì e la domenica con musiche dall’Africana di Meyerbeer, dal Mefistofele di Arrigo Boito, del Pescatore di perle di Bizet, della Gioconda di Ponchielli, dell’Elisir d’amore di Donizetti e di altre opere che incantavano l’animo della gente. I concerti iniziavano verso le 20,30 e si protraevano fino alla mezzanotte, nel silenzio, oggi inimmaginabile, che circondava la villa comunale, affollata di gente vestita a festa e attratta da un’atmosfera di serenità e armonia la quale poi a fine concerto sottolineava con applausi la bravura dei musici. Allora le possibilità di ascoltare musica erano piuttosto rare, a quei tempi non c’era la televisione e la radio era un lusso che non tutti potevano concedersi. Nel 1957 fu aperto sul Corso Salvatore Aldisio, oltre a quello ubicato all’inizio di via Cappuccini, un altro ingresso adornato da un moderno complesso architettonico; nel 2001 nella parete ovest dello stesso, a ricordo dei carabinieri che nel 1946 immolarono la loro vita per contrastare il banditismo nel nostro territorio, fu apposta una lapide che ne riporta i nomi a perenne ricordo. All’interno della villa, che dopo diversi anni di chiusura per ristrutturazione fu aperta nel luglio del 1998, si trovano i busti marmorei di Garibaldi e di Umberto I; il primo fu scolpito da uno scultore cefaludese di origine locale, il Prof. Filippo Luigi Labiso, lo stesso che scolpì il monumento del Cardinale Panebianco che si trova dentro la Chiesa Made, il secondo fu scolpito da Antonio Ugo, famoso scultore palermitano; quest’ultimo busto fino al 1952 troneggiava al centro di Piazza Umberto I. Fino ai primi decenni di questo secolo all’interno della villa esisteva un artistico palco musicale, l’Armonium o cassa armonica, dove si esibivano orchestre e bande musicali; lo stesso palco, dopo l’eliminazione della cupola, fu rottamato verso la fine degli anni Cinquanta. E’ tempo ormai che la villa Garibaldi, che sta oggi “stretta” ai quasi ottantamila gelesi, ven­ga ampliata per essere mag­giormente fruibile e soprattut­to per aumentare un polmone di verde in questa città che ne ha tanto bisogno. Non sarebbe poi una cattiva idea quella di utilizzare la sottostante superficie dell’ex Orto di Pasqualello, da tempo abbandonata, che ha tutti i requisiti necessari per poter essere trasformata anch’essa in verde pubblico in continuazione con la stessa villa.

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