CARTOLINE DI GELA
IL LUNGOMARE DI GELA
La cartolina (edizione Barranco Gandolfo, Riv.
n. 6), formato 15 X 10 cm., ritrae il lungomare
degli anni Sessanta a partire dall'ex
Ospizio Marino; sullo sfondo lo
stabilimento balneare "La Conchiglia"
e, nei pressi del primo palazzo della
Cooperativa di S. Antonio a sinistra,
lo "scupazzu" fuori a seccare al sole
davanti in magazzino di deposito. Il
lungomare, a tutti gli effetti da considerare un
quartiere della città, si estende lungo una
striscia che va da Piazza Trento fino alla zona
sottostante la Villa Comunale; fino al 1954 su
tale area sorgevano una serie di magazzini di
deposito e di industrie che col passare degli
anni sono stati sostituiti con abitazioni e, più
recentemente, locali pubblici. In particolare,
oltre ai magazzini di "scupazzu" e ai "canalara",
fino ai primi del Novecento esistevano quattro
sgranellatoi che lavoravano il cotone, allora
importante prodotto dell’economia della città,
che in genere occupavano personale femminile;
sul lungomare (denominato in origine
Marina)
si ricordano gli sgranellatoi del Comm. Giuseppe
Iacona (Iacona & C.) con 30 dipendenti, del
Dott. V. Amavet (Stabilimento Vesuvio) con 50
dipendenti e quello, più recente, della marchesa
Lalatta, di fronte al palazzo dell’ex Officina
Elettrica, oggi adibito a deposito comunale.
L’ultimo vestigio di uno sgranellatoio di fine
Ottocento, costituito da una ciminiera (e quindi
unico ed ultimo esempio di archeologia
industriale del centro storico), incredibilmente
fu demolito nei primi di giugno del 1995 su
ordinanza del Comune e con l’indifferenza della
“benemerita” Soprintendenza ai BB.CC.AA. di
Caltanissetta, la quale era già stata messa in
allarme epistolarmente diversi mesi prima dallo
scrivente.
Il lungomare fino agli
anni Settanta rappresentava il luogo dove la
gente, buona parte costituita da forestieri, si
riversava per la balneazione e per le
passeggiate; poi con l’inquinamento del
petrolchimico e delle navi che impunemente
lavavano le stive scaricando i residui
petroliferi a mare, la spiaggia ed il lungomare
furono totalmente abbandonati a favore di altre
zone come Macchitella, Manfria e Desusino. In
particolare, nella zona di Manfria, grazie
all’ignavia, all’ignoranza ed al tornacontismo
dei politici amministratori si procedette ad una
selvaggia costruzione abusiva di centinaia e
centinaia di ville, rare quelle che tali si
possono considerare, senza una sufficiente rete
viaria, senza acqua e fogne, senza piazze e
senza centri e strutture di aggregazione che
potessero dare spazio, in particolare, alle
esigenze dei giovani i quali sempre più spesso a
centinaia, specialmente la sera, si ritrovavano
o nel quartiere Macchitella, dove bivaccavano
per ore e ore nei cosiddetti “muretti”, oppure a
frequentare discoteche e locali dei centri
viciniori come, ad esempio, Marina di Ragusa;
incredibilmente, però, agli inizi di questo
ultimo ventennio il lungomare è diventato
nuovamente di moda, soprattutto per gli stessi
giovani che, dopo aver quasi abbandonato i
suddetti “muretti” di Macchitella, vi si sono
riversati creando peraltro un giro economico
notevole; di conseguenza, nell’arco
di qualche anno sul
lungomare sono nati bar, locali notturni e
pizzerie e qualche club privato; la recente
ristrutturazione di una parte del lungomare ha
migliorato e enormemente aumentato la fruizione
tant’è che oggi il lungomare è diventato meta
costante, assieme alla spiaggia e agli
stabilimenti balneari, di migliaia di persone. E
la zona residenziale (si fa per dire) di Manfria
che fine ha fatto? Nella quasi più completa
desolazione! |