CARTOLINE DI GELA
Che dobbiamo fare del Pontile sbarcatolo?
Che
strana situazione (e che sconcio) si è venuta a
creare sul lungomare di Gela di fronte il
palazzo della Guardia Costiera: il pontile
sbarcatolo (prima costruzione in cemento armato
realizzata a Gela) pericolante con una
ristrutturazione iniziata una decina di anni fa
e fermata al livello della battigia; un edificio
sorto negli anni Cinquanta, che ospitava il
Genio Civile, completamente abbandonato e in via
di consunzione; ed ancora un edificio di fine
Ottocento, un tempo sede della Dogana di
Terranova di Sicilia, abbandonato anche se
strutturalmente ancora valido e di un certo
interesse architettonico.
E’ pietoso vedere tali
strutture malridotte, da anni lasciate a se
stesse a consumarsi lentamente, senza che
nessuno delle competenti istituzioni faccia
qualcosa. Non si riesce a comprendere
l’atteggiamento assunto dalle ultime
amministrazioni comunali le quali, per quanto si
sa, non si sono interessate a contattare chi di
dovere competente del demanio marittimo per
porre fine a tale abbandono. Si provi un po’ ad
immaginare domani il pontile ristrutturato, da
utilizzare in estate per una salutare
passeggiata a piedi, con una serie di stand per
tutta la sua lunghezza e con un locale di
ristoro accogliente impiantato sulla testata,
oltre al fatto che risulterebbe anche utile per
far attraccare mezzi da diporto. Ne varrebbe
sicuramente la pena.
La cartolina d’epoca proposta su questa pagina
di giornale ci mostra il pontile qualche anno
prima del suo prolungamento.
Il pontile sbarcatolo rappresenta in assoluto la
prima costruzione in cemento armato realizzata a
Gela; il progetto fu realizzato nel 1909
dall’Ufficio del Genio Civile di Caltanissetta
ed attuato, con un finanziamento della
Commissione Reale di 75.000 lire, dalla Società
romana dell’Ing. Francesco Saverio Rossi & C.
che stipulò il contratto di appalto con il
Comune il 14 dicembre del 1911. Il pontile fu
terminato nel 1915.
La marineria gelese di un secolo fa, che
comprendeva più di 200 navi di grosso
tonnellaggio tra bastimenti e velieri da
commercio e da pesca, ebbe un notevole vantaggio
per il carico e lo scarico delle merci, prima
effettuati direttamente, spesso con molto
disagio, sulla spiaggia. L’ulteriore incremento
del traffico e l’attracco di navi con alto
pescaggio
dopo qualche anno, però, resero necessario il
suo prolungamento di altri 150 metri. Le
lungaggini burocratiche, la difficoltà di
finanziamenti dell’opera e le fasi storiche che
attraversava l’Italia in quel periodo
ritardarono tale prolungamento di circa
vent’anni. Infatti, sempre su progetto
dell’Ufficio del Genio Civile, redatto il 21
maggio del 1930, i lavori di prolungamento
furono assegnati, con un finanziamento di
1.200.000 lire, alla Società Italiana
Costruzioni e Lavori Pubblici di Gela. Il
pontile sbarcatoio fu portato all’attuale
lunghezza nel 1935.
Prima dello sbarco
americano sulla spiaggia di Gela, avvenuto la
notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943, il
comando militare dell’esercito italiano di
stanza a Gela fece saltare in aria alle ore 2,50
con una carica esplosiva la parte centrale di
questo pontile per ritardare lo sbarco delle
truppe alleate le quali, peraltro, non ebbero
nessun impedimento da tale inutile demolizione.
Prima dell’entrata in esercizio del pontile del
petrolchimico diverse navi da carico di basso
tonnellaggio attraccavano ancora al pontile
sbarcatolo per caricare e scaricare merci; sulla
testata inoltre esistevano due gru girevoli e
una torretta con un piccolo faro di
segnalazione. In definitiva, che dobbiamo fare
di questo pontile sbarcatolo? Per esso (ma anche
per il fabbricato dell’ex Dogana) si impone con
urgenza una ripresa dei lavori che oltre a farlo
ritornare alla pubblica fruizione ne faccia
anche conservare in parte la struttura
originaria, quale esempio di archeologia
industriale marinara. |