QUOTIDIANO
La Sicilia
DISTRETTO GELESE

Maggio 2025


ARGOMENTI

Acqua da Vittoria

 

Cartolina Cartoline illustrate, viaggio nella Gela di un tempo

 

Vicissitudini della Scuola Musicale di Gela

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ACQUA DA VITTORIA

 

    Nel 1951, tra i comuni di Vittoria e Gela, fu stipulata una convenzione per l’istituzione di un Consorzio per la costruzione e manutenzione di un acquedotto per incanalare l’acqua delle sorgenti Molinello, in contrada Giardinello, nella vallata del fiume Ippari, tra Vittoria e Comiso; l'acquedotto avrebbe dovuto captare 200 litri di acqua al secondo, che è la metà di quella potenziale della sorgente suddetta, e distribuirla ai comuni convenzionati (compresa anche la frazione vittoriese di Scoglitti). A quanto è dato sapere, però, dei 120 litri al secondo prelevati, solo 25 arrivano nella nostra città. L'acquedotto delle sorgenti Molinello fu progettato il 7 febbraio del 1951 dall'Ufficio del Genio Civile di Ragusa a firma degli ingegneri Andrea Sortino e Diego Di Lorenzo, quest’ultimo dirigente poi degli stessi lavori, e messo in opera con lo stanziamento di 850 milioni di lire. Entrò in esercizio nel maggio del 1953 e in quel giorno di domenica vi fu festa grande a Gela. La città era imbandierata, la popolazione, in piazza Umberto I, assistette con gioia allo zampillo dell’acqua nuova che uscì dalla fontana su cui di lì a poco si sarebbe impiantata la statua bronzea della donna nuda. In un palco poco distante da detta fontana, l'on. Salvatore Aldisio e autorità locali, provinciali e regionali, furono presenti a questo avvenimento che doveva risolvere un problema urgente ed importante di Gela. In effetti il problema fu risolto, ma per poco tempo. Più tardi, con l'aumento delle utenze, esso ritornò più tragico di prima. Il 4 dicembre del 1953 l'Amministrazione comunale gelese stipulò un contratto con l'EAS (Ente Acquedotti Siciliani) per la gestione degli acquedotti civici di Bubbonia e Molinello. Diversi lustri fa, alla vecchia e decrepita rete della conduttura di acqua della città, sono stati sostituiti, e nello stesso tempo potenziati, i collettori principali, però, ciò, per quel che è dato sapere, generò una serie interminabile di guasti alle vecchie condutture di minore sezione delle utenze per il maggior carico pressorio. Inoltre, per migliorare la distribuzione dell'acqua nella città, furono realizzati due serbatoi piezometrici: uno di 500 metri cubi a Piano Notaro e l'altro di 1000 mc. con attiguo serbatoio a terra di 5000 mc. sulla collina di Montelungo; dal giugno del 2020 l’ATO CL 6 di Caltanissetta, tramite il concessionario Caltaqua e il socio affidatario AIEM, con un appalto di quasi un miliardo di euro, fecero eseguire dei lavori di telecontrollo che oltre Gela riguardarono Mussomeli e Caltanissetta. All'acqua proveniente dalle sorgenti Molinello si aggiunse poi quella del dissalatore dello stabilimento petrolchimico dell’ANIC-GELA, con una quantità del 60 per cento. Tuttavia, la popolazione gelese, specie quella che occupa i nuovi quartieri con la maggior parte delle abitazioni costruite abusivamente, spesso è costretta a soffrire ancora la mancanza di acqua. Nel 1984 l'utenza di Gela arrivò a più di 20 mila contatori contro i 500 del 1954.

    A partire dal 2006 la gestione della rete idrica di Gela è stata affidata all’azienda Caltaqua - Acque di Caltanissetta SpA, gestore del servizio idrico integrato per il territorio della provincia di Caltanissetta.

    La eliminazione dei dissalatori dell’ex Petrolchimico, una serie di guasti nelle condotte delle rete idrica (dovuta a parere di chi scrive alla mancanza di adeguati e periodici controlli da parte dei gestori) e la scarsità di piogge dovuta all’attuale deleterio cambiamento climatico, oggi hanno creato una situazione di terzo mondo per la popolazione di Gela con una arresto in molte zone della distribuzione dell’acqua ad uso domestico anche per diverse settimane, a parte il razionamento con relativa diminuzione dell’erogazione in molti quartieri. Però, in questa debacle istituzionale diversi privati, proprietari di autobotti per l’approvvigionamento idrico casa per casa, hanno avuto un ritorno economico non indifferente sulla base di un’autobotte d’acqua che è passata senza nessuna motivazione da € 80,00 al costo di € 100, ma a causa dell’emergenza nessuno si accorge di nulla. Praticamente un litro di acqua pubblica costa in genere € 0,00361 mentre così con il suddetto servizio di autobotte viene a costare € 0,01 cioè il 30% in più.

 

 

CARTOLINE ILLUSTRATE,

VIAGGIO NELLA GELA DI UN TEMPO

 

    Le cartoline con le immagini di Gela cominciano a comparire verso la fine dell’Ottocento; gli esemplari in bianco e nero sono a tiratura limitata e propongono alcuni soggetti come la chiesa Madre, qualche scorcio all’interno della Villa Garibaldi (in particolare la fontana e il palco musicale), il Corso a partire dall’incrocio con Via Marina (l’attuale via Giacomo Navarra Bresmes) e via XX Settembre, all’altezza della Villa comunale; gli editori, riportati spesso sul recto (davanti) della cartolina, che si riscontrano con più frequen-za sono F. Salerno Vinciguerra, i F.lli Lauricella e Vincenzo Maugeri Zangara assieme a V. Amavet od a C. Gioffre. Nel primo decennio del Novecento cominciano a comparire altri soggetti ed il numero degli esemplari venduti aumenta sensibilmente grazie alla maggiore popolarità della cartolina che assume in pieno il titolo di mezzo di comunicazione di massa povero per eccellenza e sicuramente il più diffuso e tale rimarrà fino all'ampliamento delle linee telefoniche ed alla comparsa della televisione dei decenni successivi. Si arriva così agli anni Trenta con diverse decine di vedute che propongono i luoghi più caratteristici della città come Piazza Umberto I, scorci della Villa Comunale e del Parco delle Rimembranze, il Corso ed il pontile sbarcatoio con la spiaggia; inoltre, sono anche proposte alcune vedute di fuori città come il Caricatoio, il Castelluccio e il Biviere; tra gli editori di questo secondo periodo, che compaiono più frequentemente, si trovano Eugenio (e Luigi) Costa, Pasquale Mossuto, Di Natale Vincenzo, A. Baldacchino, G.B. Randazzo, Rosina Occhipinti, S. Trainito, Gagliano Giuseppe e Michele Parlagreco. Successivamente negli anni Cinquanta, quando Gela inizia a diventare meta turistica e balneare, il numero dei soggetti in cartolina aumenta notevolmente tant’è che oggi è difficile farne un censimento anche se approssimato.  Alla fine degli anni Cinquanta e fino alla metà degli anni Sessanta sono riproposti altri soggetti come la Conchiglia (più di 50 vedute diverse), il Lungomare, il Museo, il Villaggio Aldisio, il quartiere Macchitella, le Mura di Capo Soprano, una serie di vasi greci della collezione Navarra del Museo e l’interno dello stesso, ecc.; intanto, agli editori di cartoline suddetti se n’aggiungono altri come Santi Ventura, Pane Cesarina, G. B. Pollicino, Gandolfo Barranco, Vincenzo Ribaudo, Ferrara Rosario, Mulé Emanuele, la Pro Loco, l’UTIL, ecc. In assoluto, però, si può affermare che gli editori più proficui nel far stampare le cartoline di Gela sono stati Costa, Randazzo e Trainito.

    Le tipografie a cui si sono rivolti gli editori per stampare le cartoline nei vari periodi sono stati lo Stabilimento Dalle Nogare e Armetti di Milano, lo Stabilimento Fotografico Campassi & Diena di Torino, la Fotocelere di Torino, l’Omniafoto di Torino, la S. A. Fototipia Berretta di Terni, l’Alterocca di Terni, ecc. A partire dagli anni Settanta, però, il numero dei soggetti proposti in cartolina è andato sensibilmente a scemare fino ad azzerarsi completamente; praticamente da quegli anni e fino al 1990 non sono stampati più nuovi soggetti di Gela e quelle poche cartoline che si vendono nelle cartolibrerie e nelle tabaccherie sono la riproposizione di vecchie vedute che sistematicamente sono fornite ai rivenditori gelesi da un editore palermitano tale Vincenzo Ribaudo.

 La datazione delle cartoline si attiene a diversi criteri; uno di essi ha come riferimento la data che si riscontra sulle cartoline viaggiate; in particolare, si fa riferimento all’anno di tale data che è anticipato di due anni (ad esempio: se l’anno è il 1952 si potrà affermare che il periodo della cartolina è tra il 1950 e il 1952) e ciò partendo dal presupposto che in media una cartolina viene esaurita dal rivenditore nel giro di tre anni; ovviamente questa considerazione potrebbe essere valida nella maggioranza dei casi anche se lascia il tempo che trova e ciò perché vi sono casi di cartoline che possono stare in giacenza da un rivenditore anche per periodi più lunghi o più brevi dei suddetti tre anni o addirittura determinate cartoline potrebbero essere la ristampa di soggetti pregressi, pertanto, in questi casi ogni attribuzione di date alle cartoline risulterebbe non rispondente al vero. Un altro criterio è basato sul fatto che le cartoline, che sul rovescio riportano l’indirizzo del destinatario e sul recto i saluti e qualche volta anche il francobollo, partono dalla fine del secolo scorso per arrivare fino al 1905; da tale anno in poi l’indirizzo, i saluti, il francobollo e i dati dell’editore e dello stampatore sono riportati sul rovescio della cartolina che è diviso da una linea verticale in due parti, di cui quella a destra riservata all’indirizzo.

    La datazione, inoltre, anche se si riferisce ad un intervallo di tempo maggiore, può effettuarsi osservando attentamente diversi particolari del soggetto quali il tipo di abbi-gliamento delle persone, i mezzi di trasporto, i negozi, le vie, i palazzi, i mezzi di locomozione, il tipo di illuminazione, ma anche il procedimento di stampa ed il formato della stessa cartolina che si rifa a due standard, intorno ai 14 X 9 centimetri (dimensioni massime fissate nel Congres-so Mondiale dell’Unione Postale del 1878) per le cartoline antiche e moderne e ai 15 X 10,5 centimetri per quelle con-temporanee. Il valore venale che si dà alle cartoline di Gela (ci si riferisce sempre a quelle che si trovano in buono stato di conservazione), varia da un minimo medio di 5.000 lire, comprese tra gli anni Settanta e gli anni Sessanta, fino a un massimo medio di 100.000, per quelle di fine o inizio secolo; in alcuni casi la rarità o l’unicità della cartolina può raddoppiare o addirittura triplicare quest’ultimo valore. 

 

VICISSITUDINI DELLA SCUOLA

DI MUSICA DI GELA

 

           

    La scuola musicale, presente a Gela fino a qualche lustro fa prima di sparire, fu il risultato di varie trasformazioni istituzionali che risalgono al 1873 quando dal Comune di Terranova di Sicilia fu istituita la “Scuola di Musica e Banda Cittadina” (rinominata qualche decennio dopo “Filarmonica Municipale”) che ebbe vita fino ai primi anni del Novecento.        Dopo un’interruzione di circa dieci anni la scuola riaprì nel 1913, grazie all’impegno del Cav. Giuseppe Navarra, con la denominazione di “ Scuola Municipale d’Archi”; al suo funzionamento oltre al Navarra collaborarono i Proff. Clemente Di Santo e Umberto Salafìa, il primo proveniente dal Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, il secondo da Praga dove aveva frequentato un corso di perfezionamento con il famoso Otakar Sevcik, reputato in quei tempi il maggiore didatta dell’arte violinistica. All’organico della Scuola si aggiunse in seguito la Prof.ssa Margherita Vullo.      La “Scuola Municipale d’Archi” formò nel corso degli anni molti allievi che in seguito acquisirono incarichi di rilievo, tra loro: Salvatore Lumia secondo violoncello al S. Carlo di Napoli, Nicolo Lumia prima viola al Petruzzelli di Bari, Luigi Casciana primo violino al Teatro Reale dell’Opera di Roma e vicedirettore dello stesso, Gaetano Milana primo dei secondi violini nell’Orchestra Sinfonica di New York, Ernesto Cipolla quinto viloncello al Regio di Torino, Giuseppe Favitta secondo contrabbasso all’Arena di Verona e nei Teatri Fiorentini e Nicolo Romano quarto violoncello nell’Orchestra Stabile di Ginevra.     Dopo diversi anni, però, la scuola subì una battuta d’arresto per mancanza di finanziamenti da parte del Comune. Fu successivamente nel 1927 che la scuola riprese regolarmente funzionare . In questo secondo periodo altri allievi conseguirono posti di rilievo, tra loro Francesco Cacciatore, Emanuele Caruso divenuto uno dei più competenti e geniali liutai d’Italia, Giuseppe Cali prima viola dell’Orchestra Semprini, Emanuele Catania violinista di prima linea tra i giovani concertisti europei e prima viola nell’Orchestra Sinfonica della RAI, Gino Felice componente dell’orchestra sinfonica della Cassa di Risparmio di Milano e Giovanni Giarrusso secondo corno al Teatro Massimo di Palermo e poi al Teatro Reale dell’Opera di Roma.      Il 25 luglio del 1929, con deliberazione podestarile, la denominazione della scuola fu ancora sostituita con “Scuola Normale di Musica” la quale con alterne vicende funzionò fino alla fine del 1940; infatti, l’11 dicembre dello stesso anno il Commissario Prefettizio del Comune, dopo lo scioglimento della Banda Musicale cittadina e della stessa Normale, con un finanziamento di L. 45.000 istituì la “Scuola Professionale di Musica”. Così come avvenne per la Scuola d’Archi, anche a questa scuola professionale fu annessa la “Scuola Popolare d’istrumenti a fiato” per allievi bandistici con la direzione del Maestro Francesco Renda. Durante il funzionamento di questa scuola professionale, fu formata un’orchestra sinfonica con più di 60 musicisti con la quale furono raggiunti note voli risultati sia a Gela, sia in molte città della Sicilia spesso con grande successo di stampa e di pubblico; si ricordano i concerti tenuti a Malta e al teatro Massimo Bellini di Catania e quelli con la direzione di famosi direttori come Alfredo Casella e Antonio D’Ayala.      La scuola di musica continuò ad operare fino al luglio del 1943, quando, in concomitanza degli eventi bellici che seguirono allo sbarco degli Alleati, cessò di funzionare per circa un lustro. In seguito, sulla base di una radicale ristrutturazione, nel 1949 fu riavviata con cambio di sede e con una nuova denominazione, quella di “Scuola Comunale di Musica” (ma anche “Liceo Musicale Comunale”), con la direzione affidata al maestro Gaetano Croce. Il 28 marzo del 1955 il Comune cambiò ancora nome alla scuola in “Accademia Professionale di Musica” (a cui fu annessa la “Banda Cittadina”), con sede nei locali dell’ex Convento delle Clarisse adiacenti alla Scuola Santa Maria di Gesù; il corpo insegnanti, però, fu ridotto drasticamente a tre professori: Margherita Vullo, Francesco Cacciatore e Silvestre Tignino. A rendere più difficile la sopravvivenza della scuola, sopravvenne lo sfratto dall’ex convento tant’è che, prima di avere un’al tra sede, fu costretta a funzionare per breve tempo nell’abitazione privata della Prof.ssa Vullo e in seguito nei locali della Scuola Elementare Antonietta Aldisio, in attesa del completamento della nuova sede adiacente alla palestra del Convitto Pignatelli con ingresso in Via Feace.       Intanto, nel 1961 morì il Cav. Giuseppe Navarra e la sua scomparsa purtroppo rappresentò la fine del funzionamento della scuola musicale che da lì a qualche decennio, dopo essersi ridotta ad avere solo il prof. Silvestre Tignino come docente (e come sede l’ex spogliatoio della palestra della palestraddd della Scuola Media S. Francesco nei locali dell’ex Convento di Sant’Agostino), chiuse definitivamente i battenti.

 

 

    Finì così miseramente la storia di una delle prime e più prestigiose scuole musicali della Sicilia che, grazie ai numerosi talenti nell’arte della musica prodotti, tanto onore diede alla nostra città.      Nel 1998, su deliberazione del Consiglio comunale, è risorta la “Scuola di Musica” del Comune di Gela, che è stata intitolata al compianto concittadino Cav. Giuseppe Navarra.     E ci fermiamo qui per non scrivere della vergognosa fine che fu fatta fare a quest’ultima scuola musicale, tant’è che oggi il Comune di Gela si ritrova ad essere orfano sia della scuola musicale che della banda cittadina.

 

    

 

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