IL POLIZIOTTO GELESE GIOVANNI LOREFICE
MEDAGLIA D’ORO COME VITTIMA DEL
TERRORISMO
All’istituzione
Comune di Gela nel 2016 è passata inosservata,
senza una giusta e doverosa evidenziazione, la
concessione di una medaglia d’oro del Presidente
della Repubblica Mattarella al poliziotto
Giovanni Lorefice originario di Gela; una
medaglia d’oro, che si aggiunge alle precedenti
cinque dei conterranei Giovanni Guccione,
Emanuele Guttadauro, Giulio Cesare Siragusa,
Giuseppe Valenti e Sebastiano D’Immè.
Riportiamo qui il
perché di tale meritevole concessione concessa a
Giovanni Lorefice, uomo della Polizia di Stato.
E lo facciamo traendo notizie dal quotidiano
romano Il Messaggero del 19 febbraio 2024, il
quale riportò la scomparsa del Lorefice con un
articolo dal titolo: “Addio al poliziotto
Lorefice, unico sopravvissuto all’attentato
fatale a Serpico”.
Ecco come si
svolsero i fatti. Il 28 maggio 1980, davanti al
liceo romano “Giulio Cesare” fu perpetrato un
agguato ad un’auto di pattuglia della Polizia di
Stato che era in via Trieste per seguire e
controllare un corteo. Verso le ore 8,00 mentre
i giovani liceali stavano per entrare a scuola,
un commando di quattro terroristi dei NAR
(Nuclei Armati Rivoluzionari, un'organizzazione
terroristica italiana di orientamento
neofascista e neonazista d'estrema destra),
Valerio Fioravanti, Francesco Mambro, Giorgio
Vale e Luigi Ciavardini, arrivati in sella a due
vesponi, uccisero con sette colpi d’arma da
fuoco il super-poliziotto di quartiere Francesco
Evangelista, conosciuto allora come “Serpico”,
un personaggio a cui si ispirò nel 1973
l’omonimo film di Sidney Lumet interpretato da
Al Pacino. Assieme a Francesco Evangelista vi
erano anche due suoi colleghi, Antonio Manfreda
ed il nostro Giovanni Lorefice quest’ultimo
allora in servizio al Commissariato romano di
Porta Pia; nell’attentato, anche questi ultimi
due poliziotti colleghi di “Serpico” subirono
delle gravi ferite, in particolare il nostro
Lorefice colpito in varie parti del corpo ed
alla testa, tant’è che, a seguito delle gravi
lesioni riportate, rimase invalido al cento per
cento. E per tale motivo e soprattutto come
vittima di terrorismo, ricevette la suddetta
prestigiosa onorificenza. Anche il poliziotto
Manfreda risentì delle ferite le cui conseguenze
dopo diversi anni furono causa della sua
scomparsa.
Oggi il nome del
poliziotto Giovanni Lorefice, nonostante le
gravi dimenticanze dell’Istituzione, compare
impresso tra le sei medaglie d’oro gelesi sulla
stele in Piazza Martiri della Libertà a ricordo
imperituro.
Breve
biografia di Giovanni
Nasce a Gela in via Passaniti il 12 gennaio
1948. ll padre Francesco era maresciallo della
Marina Militare. Consegue il diploma di scuola
media inferiore. A 19 anni si arruola nella
Polizia di Stato ed effettua il CAR. a Caserta.
Concluso i periodo di addestramento, nel 1968,
viene assegnato al reparto celere di Napoli e
nell'estate del 1970, a Paestum, svolge attività
di pubblica sicurezza nel salvataggio in
spiaggia. Nel 1970 viene assegnato ad un
commissariato di Bologna dove vi rimane fino al
1974 per poi essere trasferito a Roma. Nella
capitale presta servizio in diversi
commissariati e per un certo periodo fa parte,
anche, della scorta ad un ministro. A Roma
conosce Marisa che sposa nel 1977. L'ultimo
commissariato, in ordine di tempo, a cui era
stato assegnato e prestato servizio è stato
quello di Porta Pia. Per ragioni di servizio, la
mattina del 28 maggio1980, insieme al suo
collega capo-pattuglia Francesco Evangelista si
trova a bordo di un'auto civetta davanti al
liceo Giulio Cesare quando subiscono un
attentato da parte di un commando dei NAR
(Nuclei Armati Rivoluzionari) il cui gruppo di
fuoco era formato da Valerio Fioravanti,
Francesca Mambro, Giorgio Vale e Luigi
Ciavardini. Francesco Evangelista,
soprannominato "Serpico" per sue attività
investigative, muore sul colpo mentre Giovanni
Lorefice colpito in varie parti del corpo ed alla
testa si salva ma a seguito delle gravi lesioni
riportate rimane severamente invalido.
Nell'attentato è stato coinvolto anche il
poliziotto Antonio Manfreda che si trovava sul
posto, ed anche lui è stato ferito. Dal
matrimonio e dopo l'attentato nascono due figli
Francesco e Daniele anch'essi entrati in
polizia. Nel 2016 i presidente della Repubblica
gli consegna la “Medaglia d'oro di vittima del
terrorismo”. Muore il 16 febbraio 2024 a seguito
di un male incurabile. |