Beni culturali di Gela

 

NECROPOLI DI DISUERI

    Già prima che sulle coste orientali e meridionali della Sicilia si riversasse la colonizzazione ellenica, il territorio attorno all’odierna Gela era densamente abitato da gruppi di popolazione indigena, vivente in stadi progressivamente evoluti di civiltà, che traevano dalla pastorizia e dalla fertilità del suolo gli elementi della loro vitalità e del loro sviluppo.

    Più fittamente abitato ci appare il territorio di Gela fin dalla prima Età del Bronzo (2000 anni a.C.), quando le culture isolane sembrano raggiungere un loro più saldo assestamento. Di esse abbiamo tracce dappertutto; da Molino a Vento a Piano Notaro (cultura di S. Cono), da Manfria a Desusino ed in tutte le alture a nord  dell’entroterra gelese. E proprio tra queste alture dove si snoda il fiume Gela che si costituì un aggregato di diversi abitati costituenti un unico organismo militare e politico, ovvero il centro protostorico della tarda Età del Bronzo del Disueri, non soltanto il più notevole di questi luoghi, ma addirittura tra i più vasti e popolosi della Sicilia, secondo solo a Pantalica.

    Il sistema di monti, posti a diverse centinaia di metri sul livello del mare, a cui la misteriosa civiltà protostorica del Disueri si appoggiava, è molto complesso. Si va a nord  dal Monte Gibiliscemi (m.513), a forma di piramide schiacciata, a sud-ovest verso Monte Disueri (m.466), che si eleva come un cono tagliato, e sul lato di Occidente versol Monte Canalotto (m.310) lungo delle rupi frastagliate a sinistra del fiume Gela per continuare dopo tra Monte Maio (m.135), a forma di isolotto conico, e lo sperone roccioso della Fastucheria.

    Come nei villaggi dei Sìcani, che avevano tempo prima costellato la Pianura del Gela, anche qui i vari agglomerati abitativi erano fatti di capanne a pianta generalmente circolare. Purtroppo ancora nulla si conosce come esperienza diretta di questi villaggi, dal momento che le ricerche archeologiche si sono indirizzate alle necropoli che furono cavate con meravigliosa industria sui fianchi e sulle balze delle diverse alture in corrispondenza dei villaggi che ne occupavano la sommità. Fino ad oggi le tombe esplorate si aggirano attorno alle due mila contro altre migliaia che ancora risultano non censite. I reperti trovati fino ad oggi dentro le tombe a colombaia scavate nella roccia sono costituiti soprattutto da ceramica a superficie rossa traslucida e da oggetti in metallo come fibule, spade, rasoi, ecc.

    Nel 1997 nei pressi della nuovo invaso sono venute alla luce i resti di un importante complesso abitativo di epoca protostorica, tuttora in fase di scavo che probabilmente si concluderà fra un secolo (sic).

    Anche questa importante area archeologica è totalmente abbandonata e se i tombaroli non l'hanno presa di mira in modo massiccio è perchè i reperti che si possono trovare sono di scarsa importanza venale, almeno si spera.

 

 
     

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