Pontile sbarcatoio
Il pontile sbarcatoio
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 6 gennaio 2021 
								Dopo il crollo, che dobbiamo fare del 
								Pontile sbarcatoio? 
 
								 
 
								 
 
								 
								   
								E’ stata una 
								notizia pietosa, anche se da tempo annunciata, 
								quella del crollo di una decina di metri della 
								parte centrale del pontile e non sarà la sola; 
								quanto prima, in relazione a tanti pilastri 
								ammalorati con le barre di ferro già arrugginite 
								e corrose, ce ne saranno altre ancora. Per la 
								fruizione del pontile più di vent’anni fa si 
								cercò di porre rimedio con la costruzione di un 
								nuovo molo che doveva sostituirlo, ma tale nuova 
								struttura arrivò appena alla metà dei 300 m. di 
								lunghezza del pontile originario; della relativa 
								continuazione poi non si seppe più nulla. 
								
								   
								 Il 
								progetto del pontile sbarcatoio, la cui messa in 
								opera fu richiesta in continuazione per diversi 
								decenni dai nostri progenitori terranovesi 
								ottocenteschi, fu realizzato nel 1909 
								dall’Ufficio del Genio Civile di Caltanissetta 
								ed attuato, con un finanziamento della 
								Commissione Reale di 75.000 lire, dalla Società 
								romana dell’Ing. Francesco Saverio Rossi & C. 
								che stipulò il contratto di appalto con il 
								Comune il 14 dicembre del 1911. Il pontile fu 
								terminato nel 1915.   
								 
								
								   
								
								
								La marineria gelese di un secolo fa, che 
								comprendeva più di 200 navi di grosso 
								tonnellaggio tra bastimenti e velieri da 
								commercio e da pesca, ebbe un notevole vantaggio 
								per il carico e lo scarico delle merci, prima 
								effettuati direttamente, spesso con molto 
								disagio, sulla spiaggia. L’ulteriore incremento 
								del traffico e l’attracco di navi con alto 
								pescaggio 
								dopo qualche anno, però, resero necessario il 
								suo prolungamento di altri 150 metri. Le 
								lungaggini burocratiche, la difficoltà di 
								finanziamenti dell’opera e le fasi storiche che 
								attraversava l’Italia in quel periodo 
								ritardarono tale prolungamento di circa 
								vent’anni. Infatti, sempre su progetto 
								dell’Ufficio del Genio Civile, redatto il 21 
								maggio del 1930, i lavori di prolungamento 
								furono assegnati, con un finanziamento di 
								1.200.000 lire, alla Società Italiana 
								Costruzioni e Lavori Pubblici di Gela. Il 
								pontile sbarcatoio fu portato all’attuale 
								lunghezza nel 1935. 
								   
								Prima dello 
								sbarco americano sulla spiaggia di Gela, 
								avvenuto la notte tra il 9 e il 10 luglio del 
								1943, il comando militare dell’esercito italiano 
								di stanza a Gela fece saltare in aria con una 
								carica esplosiva la parte centrale del pontile 
								per ritardare lo sbarco delle truppe alleate le 
								quali, peraltro, grazie ai loro mezzi non ebbero 
								nessun impedimento da tale inutile demolizione. 
								   
								Negli ultimi 
								decenni nessuna delle istituzioni competenti ha 
								compreso che il pontile sbarcatoio, già allora 
								fatiscente, era da considerare un esempio di 
								archeologia marinara, retaggio di civiltà, 
								economia e cultura di Gela, e che quindi doveva 
								essere salvaguardato. Ma per le istituzioni, 
								nissena o regionale che sia, negli anni passati 
								e forse anche ora, i reperti archeologici erano 
								solamente quelli delle epoche protostoriche, 
								greche e romane; per tutti gli altri reperti si 
								lasciava il tempo che si trovava e se non c’era 
								non sarebbe accaduto nulla. Ci riferiamo in 
								particolare ai reperti di epoca medievale (la 
								ceramica in primo piano e poi Porta Marina, le 
								rimanenti mura di cinta con relativi torri e 
								bastioni, il Castrum federiciano di Piazza 
								Calvario, ecc.) ma anche a quelli della Seconda 
								Guerra Mondiale, questi ultimi abbandonati e 
								ridottisi oggi di numero a meno della metà, mai 
								attenzionati e forse nemmeno censiti dalla 
								Soprintendenza.  
								   
								Sorge adesso 
								una domanda: come sarà gestita dalle istituzioni 
								questa brutta storia e che ne sarà del vecchio 
								pontile sbarcatoio. Non ci vuole la sfera di 
								cristallo per predire la risposta: niente!! Si 
								continuerà ad aspettare che il tempo faccia il 
								suo corso. Nel solito standard della totale 
								strafottenza, utilizzato da decenni dalle 
								istituzioni. 
 Gela 12 ottobre 2010 Alla cortese attenzione dei massmedia Ancora un altro bene culturale di Gela viene demolito, oggi è la volta della casamatta del vecchio pontile sbarcatoio, casamatta in cui era ubicato il sistema di pesatura a bilico che fino agli anni Sessanta era utilizzato per la pesatura di diversi prodotti, trasportati su carretti e camion, in entrata e in uscita dal pontile sbarcatoio, prodotti come balle di cotone, carrube, fave, “scupazzu”, ecc. che venivano imbarcati e sbarcati da navi di piccolo cabotaggio che attraccavano sulla sua piazzetta. La committenza della demolizione è la Direzione Marittima della Capitaneria di Porto di Palermo a cui lo scrivente ha inviato un telegramma per il blocco immediato dei lavori. Purtroppo anche questo bene culturale, unico esempio a Gela di archeologia industriale marinara, va in rovina, così come vanno in rovina lo stesso pontile sbarcatoio e la vecchia dogana senza che le istituzioni competenti muovano un dito per impedirlo. La vecchia dogana, edificio fatiscente risalente ai primi anni del Novecento, sede tempo fa dell’Ufficio Circondariale Marittimo e nel 1943 del comando americano per la gestione viveri, negli anni Cinquanta fu scelta come punto di riferimento della Rete Italiana di Inquadramento Altimetrico e come caposaldo di livellazione dell’Istituto Geografico Militare; una targhetta in ferro, sul muro a lato dell’ingresso principale, ne attesta ancora la collocazione. Si spera che il telegramma dell’archeoclub serva ad impedire la demolizione o almeno di recuperare il sistema di pesatura costituito dal bilico e dalla relativa strumentazione. Testo del telegramma: DIREZIONE MARITTIMA CAPITANERIA DI PORTO DI PALERMO E PER CONOSCENZA GENIO CIVILE REGIONALE CALTANISSETTA PROCURA REPUBBLICA PRESSO TRIBUNALE DI GELA ASSESSORATO REGIONALE BENI CULTURALI E IDENTITA’ SICILIANA PALERMO SINDACO COMUNE DI GELA STAMPA INVITASI S.V. AT URGENTE BLOCCO LAVORI DEMOLIZIONE IN ATTO FABBRICATO PIANOTERRA CON SISTEMA DI PESATURA A BILICO, BENE CULTURALE ESEMPIO UNICO A GELA DI ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE MARINARA, UBICATO IN PIAZZETTA ANTISTANTE VECCHIO PONTILE SBARCATOIO A GELA FIRMATO PROF. NUCCIO MULE’ | 
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