ESEMPI DI "RUBERIE" DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO DI GELA IN ITALIA E NEL MONDO
ITALIA | Agrigento | Caltanissetta | Palermo | Roma | Rovereto |
GELA - COLLEZIONE PRIVATE AUTORIZZATE Coll. Nocera Coll. di anonimo |
NEL MONDO
EUROPA
GERMANIA | Adolphseck | Berlino | Gotha | Leipzig | Marburg | Munchen | Tubingen |
INGHILTERRA | Londra | Oxford |
Basel | Biel | Wien | Bruxelles | Luzern | Goteborg |
AMERICA
Akland | Baltimore | Bodowin | Boston | Brunswich | Cleveland |
Kansas | Mississipi | New York | Rhode Island | Wellesley | Havana | Tampa |
Vasi
attici di Gela nel mondo
L’interesse sulla ricerca di musei
e collezioni private, che detengono reperti archeologici di
Gela, vasi greci in particolare, trafugati nel corso degli
ultimi 150 anni, ha da sempre coinvolto studiosi e cultori di
patrie memorie i quali hanno tentato con alterne vicende di
censire questo prezioso ed enorme patrimonio.
Interessante sotto questo aspetto è
una pubblicazione di Paolo Orsi (Gela,
scavi del 1900-1905, Roma 1906)
sugli scavi archeologici, condotti dallo
stesso nel nostro territorio nel primo quinquennio del 1900,
che, oltre a rappresentare un
vero e proprio diario di scavi con la descrizione dei reperti
venuti alla luce, ci fornisce alcune notizie interessanti sul
loro trafugamento perpetrato a partire dalla seconda metà
dell’Ottocento. Così, tra l’altro, si legge dell’esistenza di
diversi possidenti locali come Mallia, Russo, Aldisio, Campolo,
Nocera, Navarra, Lauricella, Calandra, Ruggeri, Aldisio Sammito,
ecc., che riuscirono a collezionare una cospicua quantità di
vasi greci, e non solo, che in buona parte vendettero a diversi
musei esteri e a collezionisti privati. Si trovano notizie anche
sul console britannico di stanza a Palermo, che, venuto a Gela
assieme alla moglie, si appropriò di una cospicua quantità di
preziosi reperti archeologici che fece trasferìre in
Inghilterra.
Un destino amaro quello dei vasi
greci trafugati a Gela che purtroppo è continuato a perpetuarsi
anche in tempi recenti, contribuendo a depauperare
significativamente il nostro patrimonio archeologico.
L’idea di realizzare un repertorio
di vasi che in tempi diversi sono stati ritrovati nel territorio
di Gela e che sono stati trasferiti in altre sedi comprese
quelle dei musei di Siracusa, Palermo ed Agrigento, ha avuto un
primo contributo durante una mostra iconografica, organizzata
dalla sede locale dell’Archeoclub d’Italia, realizzata
nell’aprile del 1997 nei locali degli
Ex
Granai del Palazzo Ducale in
occasione della riapertura del Museo Archeologico di Gela. In
quella occasione l’Archeoclub presentò, tra l’altro, i risultati
di una ricerca con il censimento di una cinquantina di vasi
greci provenienti da Gela ubicati in diversi musei americani,
inglesi e tedeschi ma anche siciliani come quello di Siracusa.
Un notevole e prezioso contributo
al censimento di questo patrimonio, recentemente lo ha dato il
Prof. Filippo Giudice, docente ordinario di Archeologia Classica
presso l’Università degli Studi di Catania, con la presentazione
sul libro
Ta Attika
di quasi un migliaio di schede relative ad altrettanti vasi
conservati
sia nei musei esteri che in
quelli siciliani, museo regionale di Gela compreso. Però,
nonostante il cospicuo numero di questi vasi censiti, in
stragrande maggioranza in musei pubblici, l’elenco non è
esaustivo e probabilmente non lo sarà mai, non fosse altro per
la presenza di numerose collezioni private esistenti nel mondo e
di cui spesso si conosce poco e niente, ma anche per il
deprecabile fatto che spesso diversi musei, forse dolosamente,
non riportano il luogo di provenienza. Un altro contributo sui
vasi trafugati a Gela, soprattutto a scopo divulgativo, è stato
dato da una mostra iconografica permanente realizzata nel
dicembre del 2007 dall’Archeoclub locale in collaborazione col
Museo Archeologico Regionale di Gela. Frutto di una laboriosa
ricerca e di una progettazione grafica effettuate dallo
scrivente, sono stati presentati una settantina
di pannelli con oltre un
centinaio di vasi, in stragrande maggioranza attici, reperiti
soprattutto attraverso
Internet con una meticolosa
ricognizione che ha scandagliato centinaia e centinaia di siti
web, in
particolare quelli dell’Archivio
Beazley di Oxford, del
Perseus Project della Tufts
University di Boston e del
Museum of Fine Arts di Boston.
Sono stati inoltre consultati, sempre tramite
Internet, diverse decine di
Corpus Vasorum Antiquorum,
prestigiosa pubblicazione internazionale della
Union Academique Internazionale,
da cui sono stati attinti i dati più
significativi che compaiono nelle didascalie dei vasi.
I pannelli della mostra, per scelta
del direttore del museo Arch. Salvatore Gueli, rimarranno a
corredo dell’esposizione museale, così da contribuire, anche se
in modo virtuale e senza confini geografici, all’”impinguamento”
del patrimonio archeologico del nostro territorio, i cui vasi
sono ambasciatori di Gela nel mondo.
La segreta speranza è quella di
attirare e tenere sempre viva l’attenzione sul bene culturale da
parte soprattutto dei giovani e di contribuire a valorizzare al
massimo questo nostro museo che accoglie numerose e preziose
testimonianze della storia di Gela e della sua civiltà, un tempo
primaria nel Mediterraneo.
Nella presentazione dei vasi di
questa pubblicazione si è pensato di aggiungere anche le
immagini inedite di una collezione privata di piccoli vasi,
quella di Salvatore Nocera legalmente detenuta, di un cratere a
calice, anch’esso di proprietà privata legalmente el territorio
di Gela e che sono stati trasferiti in altre sedi comprese
quelle dei musei di Siracusa, Palermo e Agrigento, ha avuto un
primo contributo durante una mostra iconografica, organizzata
dalla sede locale
dell’Archeoclub
d’Italia, realizzata nell’aprile del 1997 nei locali degli
Ex Granai del Palazzo Ducale
in occasione della riapertura del Museo Archeologico di Gela. In
quella occasione l’Archeoclub presentò, tra l’altro, i risultati
di una ricerca con il censimento di una cinquantina di vasi
greci provenienti da Gela ubicati in diversi musei americani,
inglesi e tedeschi ma anche siciliani come quello di Siracusa.
Un notevole e prezioso contributo
al censimento di questo patrimonio, recentemente lo ha dato il
Prof. Filippo Giudice, docente ordinario di Archeologia Classica
presso l’Università degli Studi di Catania, con la presentazione
sul libro
Ta Attika
di quasi un migliaio di schede relative ad altrettanti vasi
conservati
sia nei musei esteri che in
quelli siciliani, museo regionale di Gela compreso. Però,
nonostante il cospicuo numero di questi vasi censiti, in
stragrande maggioranza in musei pubblici, l’elenco non è
esaustivo e probabilmente non lo sarà mai, non fosse altro per
la presenza di numerose collezioni private esistenti nel mondo e
di cui spesso si conosce poco e niente, ma anche per il
deprecabile fatto che spesso diversi musei, forse dolosamente,
non riportano il luogo di provenienza. Un altro contributo sui
vasi tarfugati a Gela, soprattutto a scopo divulgativo, è stato
dato da una mostra iconografica permanente realizzata nel
dicembre del 2007 dall’Archeoclub locale in collaborazione col
Museo Archeologico Regionale di Gela. Frutto di una laboriosa
ricerca e di una progettazione grafica effettuate dallo
scrivente, sono stati presentati una settantina
di pannelli con oltre un
centinaio di vasi, in stragrande maggioranza attici, reperiti
soprattutto attraverso
Internet con una meticolosa
ricognizione che ha scandagliato centinaia e centinaia di siti
web, in
particolare quelli dell’Archivio
Beazley di Oxford, del
Perseus Project della Tufts
University di Boston e del
Museum of Fine Arts di Boston.
Sono stati inoltre consultati, sempre tramite
Internet, diverse decine di
Corpus Vasorum Antiquorum,
prestigiosa pubblicazione internazionale della
Union Academique Internazionale,
da cui sono stati attinti i dati più
significativi che compaiono nelle didascalie dei vasi.
I pannelli della mostra, per scelta
del direttore del museo Arch. Salvatore Gueli, rimarranno a
corredo dell’esposizione museale, così da contribuire, anche se
in modo virtuale e senza confini geografici, all’”impinguamento”
del patrimonio archeologico del nostro territorio, i cui vasi
sono ambasciatori di Gela nel mondo.
La segreta speranza è quella di
attirare e tenere sempre viva l’attenzione sul bene culturale da
parte soprattutto dei giovani e di contribuire a valorizzare al
massimo questo nostro museo che accoglie numerose e preziose
testimonianze della storia di Gela e della sua civiltà, un tempo
primaria nel Mediterraneo.
Nella presentazione dei vasi di
questa pubblicazione si è pensato di aggiungere anche le
immagini inedite di una collezione privata di piccoli vasi,
quella di Salvatore Nocera legalmente detenuta, di un cratere a
calice, anch’esso di proprietà privata legalmente detenuto, e di
una pelike attica a figure rosse del
Pittore dei Niobidi che fino al
febbraio del 1973, prima di essere rubata, era custodita
nell’abitazione della signora Marisella Aldisio. Il vaso rubato,
per vie traverse, finì in un primo tempo nel museo tedesco di
Wurzburg, dove fu esposto fino al 1989, per poi perdersene le
tracce; oggi, dopo la denuncia dello scrivente al nucleo dei
Carabinieri di Palermo per la tutela dei beni culturali, si sta
cercando di rintracciare il luogo dove è detenuto il vaso: è
probabile che si possa trovare a Basilea, presso la fondazione “Nereus”
di un magnate giapponese. Si spera di rintracciarlo per attivare
una rogatoria internazionale per la restituzione al legittimo
proprietario.
Recentemente in continuazione alla
ricerca effettuata per realizzare la mostra suddetta al Museo di
Gela, lo scrivente ha individuato un buon centinaio di vasi
attici di Gela ancora probabilmente non censiti di cui si
troverà menzione in questa pubblicazione.
Gela,
storia e numeri di una colossale “rapina”
Paolo Orsi (1859-1935), direttore
del
Regio Museo Archeologico
di Siracusa, durante fa campagna di scavi effettuata tra il 1900
e il 1905 nel territorio urbano e nelle campagne di Gela (allora
Terranova) fece portare alla luce migliaia e migliaia di reperti
archeologici che, sottratti al patrimonio archeologico di Gela
(definita dallo stesso Orsi "La
città della creta"), furono
impunemente trasferiti nel Museo di Siracusa. Non siamo riusciti
a conoscere il numero complessivo di tali reperti, nonostante
una richiesta in tal senso avanzata dall’Archeoclub locale allo
stesso Museo diversi lustri fa, richiesta peraltro rimasta
inevasa. In linea di massima, però, leggendo e rileggendo la
pubblicazione dei suddetti scavi realizzata dall'Orsi, si può
avere idea del depauperamento archeologico effettuato ai danni
del patrimonio archeologico di Gela. Infatti, analizzando i
reperti archeologici descritti nel libro da Orsi nelle 786
sepolture messe in luce nelle necropoli del
Borgo (a nord della
Villa Comunale) ed in altre
zone del territorio urbano (sepolture relative ai secoli VII, VI
e V a.C.), abbiamo ricavato un totale di 1.798 oggetti di
vasellame recuperati tutti integralmente; nel computo non sono
presi in considerazione i vari tesoretti di monete trovati
sporadicamente e gli oggetti di bronzo. Per quanto riguarda
invece i frammenti (molti con figure e iscrizioni) non
ricomponibili, con un calcolo approssimativo siamo arrivati ad
un numero orientativo di circa 6.000. Se poi ai suddetti numeri
si aggiungono quelli degli altri reperti archeologici venuti
alla luce in poderi privati, nelle zone periferiche di
Bitalemi, Caposoprano, Costa Zampogna, Molino a Vento,
ecc. e nella circostante campagna (sempre riferiti agli scavi
del 1900-1906), si arriva a qualcosa come settemila od ottomila
reperti archeologici e alla strabiliante cifra di circa
trentamila frammenti non ricomponibili. Oggi tutti questi
reperti si trovano nel museo di Siracusa e di essi è esposta
solo una piccolissima parte "La
città della creta"), furono
impunemente trasferiti nel Museo di Siracusa. Non siamo riusciti
a conoscere il numero complessivo di tali reperti, nonostante
una richiesta in tal senso avanzata dall’Archeoclub locale allo
stesso Museo diversi lustri fa, richiesta peraltro rimasta
inevasa. In linea di massima, però, leggendo e rileggendo la
pubblicazione dei suddetti scavi realizzata dall'Orsi, si può
avere idea del depauperamento archeologico effettuato ai danni
del patrimonio archeologico di Gela. Infatti, analizzando i
reperti archeologici descritti nel libro da Orsi nelle 786
sepolture messe in luce nelle necropoli del
Borgo (a nord della
Villa Comunale) ed in altre
zone del territorio urbano (sepolture relative ai secoli VII, VI
e V a.C.), abbiamo ricavato un totale di 1.798 oggetti di
vasellame recuperati tutti integralmente; nel computo non sono
presi in considerazione i vari tesoretti di monete trovati
sporadicamente e gli oggetti di bronzo. Per quanto riguarda
invece i frammenti (molti con figure e iscrizioni) non
ricomponibili, con un calcolo approssimativo siamo arrivati ad
un numero orientativo di circa 6.000. Se poi ai suddetti numeri
si aggiungono quelli degli altri reperti archeologici venuti
alla luce in poderi privati, nelle zone periferiche di
Bitalemi, Caposoprano, Costa Zampogna, Molino a Vento,
ecc. e nella circostante campagna (sempre riferiti agli scavi
del 1900-1906), si arriva a qualcosa come settemila od ottomila
reperti archeologici e alla strabiliante cifra di circa
trentamila frammenti non ricomponibili. Oggi tutti questi
reperti si trovano nel museo di Siracusa e di essi è esposta
solo una piccolissima parte, mentre la loro stragrande
maggioranza si trova depositata negli scantinati da ben cento
anni. La tipologia dei reperti rinvenuti negli scavi di Gela si
riferisce in buona parte a
lekythoi, anfore, crateri, arybalhi, bombylioi, oinochoai,
hydriai, skyphoi, kylikes, alabastra, pyxides, holpai, dolia,
oscilla, stamnoi, phitoi, dischi, patere, scodelle, tazzine,
contrappesi, ecc. Ai suddetti
numeri non si vogliono aggiungere i reperti archeologici che si
trovano ufficialmente nei musei di Palermo (compreso quello
della
Fondazione Mormino
del Banco di Sicilia), Agrigento, Napoli, Torino, Bologna,
Firenze, Milano, Londra, Oxford, Berlino, New York, Boston,
Cambridge, Baìtìmora, Tampa, Yale, Rhode Island, Basilea,
Stoccarda, Vienna, Hamburgo, Zurìgo, ecc. Ovviamente se poi si
considera il grande numero dei reperti archeologici di vasellame
e di monete trafugati clandestinamente dal 1860 fino ai nostri
giorni (non dimentichiamo che Gela rappresenta una delle piazze
illegali più importanti del mondo), allora veramente si può
affermare che Gela e i Gelesi hanno subito una delle più
colossali “rapine” che la storia recente ricordi.
I
NUMERI DI UN COLOSSALE TRASFERIMENTO
DI
REPERTI ARCHEOLOGICI
DA
GELA AL MUSEO DI SIRACUSA
Reperti provenienti dalle necropoli del Borgo (VII-VI sec. a.
C.):
Zone
Via
Pecorari (oggi Via B. Bonanno)
Via
Buscemi
Via
Granvillano
Via
Martorana
Via
Smecca
Via
salerno
Via Di
Bartolo
Quartiere
Cappuccini
Via Cubba
(oggi Via Sammito)
Necropoli
poderi: La Paglia, Camarella
Piazza S.
Giacomo
Via
Bentivegna
Villa
Garibaldi
Vallone
Pasqualello
Via
Bonura (oggi Via F.lli Bandiera)
Tipologia e numero dei reperti
Lekythoi
di varia grandezza n.140
Anfore di
v. g. n.169
Bombylioi
n.60
Skyphoi
n.65
Aryballoi
n.122
Alabastra
n.20
Kylikes
n.23
Stamnoi
n.19
Pithoi
(otri, dolii e giarre) n.35
Hydriai
n.12
Holpai n.
8
Oinochoai
n. 5
Patere
n.5
Pissidi
n.18
Vasetti:
diverse centinaia
Frammenti: diverse migliaia
Reperti provenienti dalle necropoli di Caposoprano (V sec. a.
C.):
Zone
Sepolcreti del Cimitero
Poderi:
Salvatore Aldisio-Cartia
Francesco
Salerno
Lauricella
Prof.
Vincenzo Maugeri
F.lli
Angelo e Fortunato Di Bartolo
Salerno
Vincenzo
Leopardi
Filippo
Rosso-Russo
Catalano
e Tascone
Emanuele
Jozza
Saverio Bentivegna detto Canonizzo
Lekythoi
di varia grandezza n.160
Anfore di
v. g. n.57
Skyphoi
n.29
Aryballoi
n.2
Alabastra
n.28
Kylikes
n.12
Stamnoi
n.4
Hydriai
n.7
Holpai
n.5
Crateri
n.6
Pelikai
n.6
Lucerne
n.16
Vasetti:
diverse decine
Frammenti: diverse centinaia
Scavi
vari
Calvario
e Molino a Vento
Bitalemi
Campagna e suburbio
Vasi di tutti i tipi a
centinaia
Coltelli in ferro
Pietre da macina
Statuette a centinaia
Coperchi di pissidi
numerosi
Terrecotte
architettoniche numerose
Bolli fittili
Piatti a centinaia
Patelle numerose
Vetro e porcellane
Frammenti di statue
numerosi
Dischi figurati a
centinaia
Vasi a forma di animali
numerosi
Maschere muliebri
Contrappesi da telaio a
centinaia
Fuseruole
Monete
Oscilla a centinaia
Framm. importanti:
diverse centinaia